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Intervista a Luigi Onesti | Taurus Media Agency

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Intervista a Luigi Onesti
Strategy & Growth Director di Taurus Media Agency

Le interviste di andzup

Il MMM (Media Mix Modeling) analizza le tue spese passate e, grazie all'AI, ti guida su come e quanto investire in futuro

Nell’appuntamento di oggi parliamo di MMM (Media Mix Modeling) nel contesto adv. Abbiamo quindi pensato di coinvolgere Luigi Onesti 🚀 in un’intervista che potesse darci una panoramica dettagliata sulla portata del fenomeno, partendo dalle principali sfide che i brand affrontano nell’analizzare il ROI delle loro attività di marketing, passando attraverso i vantaggi derivanti dall’implementazione del MMM e le principali barriere che impediscono ai brand di adottarlo nelle loro analisi pubblicitarie, per poi arrivare a come l’AI possa essere utilizzata per migliorare l’accuratezza e la predittività delle analisi concludendo con qualche previsione circa l’evoluzione del MMM.

🎤 Lasciamo la parola a Luigi Onesti

🗣 Nel panorama adv attuale, quali sono le principali sfide che i brand affrontano nell’analizzare il ROI delle loro attività di marketing?

Le principali sfide che i brand affrontano nell’analizzare il ritorno sull’investimento (ROI) delle loro attività di marketing sono molteplici e complesse. Una delle difficoltà principali è la frammentazione dei canali, che rende complicato tracciare il percorso completo del cliente, dal primo punto di contatto fino alla conversione finale. Questo implica che i brand devono essere in grado di raccogliere e analizzare dati provenienti da una varietà di fonti, ognuna con le proprie specificità e metriche.
Inoltre, l’integrazione delle campagne online con quelle offline è particolarmente complessa, poiché richiede l’utilizzo di strumenti avanzati per garantire un’analisi coerente e precisa.
Un’altra sfida significativa è rappresentata dalla rimozione dei cookie di terze parti, che ha limitato la capacità di monitorare e misurare con accuratezza le interazioni dei consumatori attraverso i vari touch point digitali. Questa limitazione costringe i brand a trovare nuove metodologie e tecnologie per colmare queste lacune e ottenere una visione chiara del ROI delle loro attività di marketing.

🗣 Media Mix Modeling (MMM): quali vantaggi per i brand che lo implementano nelle loro strategie?

Il Media Mix Modeling (MMM) offre una serie di vantaggi significativi per i brand che decidono di implementarlo nelle loro strategie di marketing.
In primo luogo, MMM consente di comprendere in modo dettagliato l’impatto di ciascun canale di marketing sulle vendite, fornendo così una visione chiara di quale combinazione di canali e tattiche sia più efficace. Questo permette ai brand di ottimizzare i loro investimenti pubblicitari, allocando risorse in modo più efficiente e massimizzando il ritorno sugli investimenti. Inoltre, grazie all’analisi dei dati storici, i modelli di MMM possono prevedere le performance future delle campagne di marketing, fornendo insights utili per la pianificazione strategica. Questi modelli permettono anche di identificare inefficienze e aree di miglioramento nelle strategie attuali, abilitando azioni correttive che possono migliorare l’efficacia complessiva delle campagne.
In sintesi, l’implementazione del MMM può trasformare il modo in cui i brand gestiscono e misurano le loro attività di marketing, portando a decisioni più informate e a risultati migliori.

🗣 E quali, al contrario, le principali barriere che impediscono ai brand di adottare il MMM nelle loro analisi pubblicitarie?

Nonostante i numerosi vantaggi, ci sono diverse barriere che possono impedire ai brand di adottare il Media Mix Modeling (MMM) nelle loro analisi pubblicitarie.
Una delle principali è la complessità tecnica associata a questi modelli, che richiede competenze specialistiche difficili da trovare e costose da mantenere. Le aziende devono essere in grado di raccogliere, integrare e normalizzare dati provenienti da diverse fonti, un processo che può essere estremamente laborioso e richiedere un’infrastruttura tecnologica avanzata. Inoltre, il costo iniziale di implementazione di un sistema di MMM può essere elevato, rendendo difficile per le piccole e medie imprese giustificare l’investimento.
Un’altra barriera significativa è la resistenza al cambiamento all’interno delle organizzazioni, dove le metodologie tradizionali di analisi e pianificazione del marketing possono essere radicate e difficili da sostituire. Infine, la necessità di aggiornare continuamente i modelli per riflettere le dinamiche in evoluzione del mercato e dei comportamenti dei consumatori rappresenta un’ulteriore sfida, richiedendo un impegno costante di tempo e risorse.

🗣 Come vengono integrati i dati offline e online nel MMM per ottenere una visione completa delle performance di marketing?

L’integrazione dei dati offline e online nel Media Mix Modeling (MMM) è essenziale per ottenere una visione completa e accurata delle performance di marketing. Questo processo inizia con la raccolta di dati da una varietà di touchpoint e piattaforme, che possono includere sia fonti digitali come Google Analytics e social media, sia fonti offline come TV, Radio, out-of-home (OOH). I dati raccolti vengono quindi strutturati e normalizzati per garantire la coerenza e la comparabilità. Alcuni centri media e aziende di grandi dimensioni spesso dispongono già di questi dati in un formato che può essere facilmente utilizzato nei modelli di MMM. Utilizzando tecniche di machine learning e algoritmi avanzati, i dati vengono combinati in un unico modello che tiene conto delle interazioni tra i diversi canali. Questo consente di analizzare l’efficacia delle campagne in modo olistico, identificando non solo quali canali sono più performanti, ma anche come essi interagiscono e si influenzano reciprocamente. Il risultato è una visione completa e coerente delle performance di marketing, che permette ai brand di ottimizzare le loro strategie in modo più efficace.

🗣 In che modo l’AI può essere utilizzata per migliorare l’accuratezza e la predittività delle analisi?

L’intelligenza artificiale (AI) può migliorare notevolmente l’accuratezza e la predittività delle analisi di marketing attraverso il Media Mix Modeling (MMM). I moderni modelli di MMM utilizzano l’AI per sviluppare modelli di attribuzione che non tracciano il percorso di un singolo utente, ma analizzano il contributo di ogni canale basandosi sul comportamento medio di tutti gli utenti. Questo approccio non solo protegge la privacy dei consumatori, ma permette anche di trattare in modo equo i canali online e offline.
Inoltre, l’AI può essere utilizzata per analizzare grandi volumi di dati storici, identificando pattern e tendenze che possono sfuggire all’analisi umana. Questi insights possono poi essere utilizzati per scoprire inefficienze negli investimenti attuali e per pianificare strategie future, definendo il marketing mix ottimale per massimizzare il ritorno sugli investimenti. In sostanza, l’AI non solo migliora l’accuratezza delle analisi, ma consente anche di fare previsioni più precise sulle performance future delle campagne di marketing, offrendo un vantaggio competitivo significativo ai brand che ne fanno uso.

🗣 Quali sono le tue previsioni sull’evoluzione del MMM nel prossimo futuro nel contesto adv?

Guardando al futuro, prevedo che il Media Mix Modeling (MMM) continuerà a evolversi rapidamente, soprattutto nel contesto della pubblicità digitale. Con l’eliminazione dei cookie di terze parti, molte aziende dovranno sviluppare modelli di MMM più avanzati per comprendere meglio l’efficacia delle loro strategie di marketing. Le grandi aziende, in particolare, non potranno fare affidamento esclusivamente su prodotti commerciali preconfezionati, ma dovranno investire nella creazione di modelli proprietari che possano offrire loro un vantaggio competitivo unico.
Inoltre, vedo un potenziale enorme nella combinazione delle tecnologie di AI generativa con i modelli di MMM. Questa sinergia potrebbe automatizzare quasi completamente la creazione di contenuti e la valutazione della loro efficacia, permettendo una ottimizzazione in tempo reale delle campagne pubblicitarie.
Tuttavia, nonostante questi avanzamenti tecnologici, credo fermamente che i compiti più creativi e strategici, come il posizionamento del brand e la definizione della sua identità, rimarranno nelle mani delle persone. Il tocco umano continuerà a essere fondamentale per garantire che le decisioni di marketing siano non solo efficienti, ma anche autentiche e rilevanti per i consumatori.

🗣 Taurus Media Agency ha pianificato di ampliare la propria offerta includendo servizi di misurazione basati su MMM? / offre attualmente servizi di misurazione basati sul MMM?

Sì, Taurus Media Agency ha pianificato di ampliare significativamente la propria offerta includendo servizi di misurazione basati sul Media Mix Modeling (MMM). Questa decisione è stata presa in risposta alle crescenti sfide e opportunità nel panorama del marketing moderno.
Taurus Media Agency riconosce l’importanza cruciale di fornire ai propri clienti strumenti avanzati e analisi di alta qualità per ottimizzare le loro strategie di marketing. Investendo in competenze specialistiche e tecnologie all’avanguardia come MMM, Taurus Media mira a garantire che i suoi clienti possano misurare con precisione l’efficacia delle loro campagne pubblicitarie e massimizzare il ritorno sugli investimenti. Siamo convinti che questa espansione nella nostra offerta non solo migliorerà la nostra capacità di servire i clienti, ma ci posizionerà anche come leader nel settore della misurazione e analisi del marketing.
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Editoriale del 19 luglio 2024

Il report “2024 IAB Digital Video Ad Spend & Strategy”, condotto da IAB USA, mette in luce una trasformazione significativa nei KPI prioritari per le campagne video: vendite, visite in negozio/sito web e lead hanno ora assunto un ruolo centrale, surclassando portata e frequenza come metriche di successo.

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Editoriale del 12 luglio 2024

“L’interesse che abbiamo concentrato sulla fashion industry è sicuramente motivato dal suo ruolo primario per il nostro Paese in assoluto e per l’espressione della sua equity sui mercati globali, ma anche perché è un settore per cui pensiamo di avere grandi potenzialità di consulenza. L’equilibrio e la crescita del business si gioca sulla perfetta calibrazione fra costruzione di marca, la brand Fame, e guida dei brand per le consumatrici attraverso la categoria, il Flow. Per questo pensiamo che il consolidamento delle dinamiche phygital, insieme alla necessità dei brand di esprimere al meglio il concetto di inclusività per le differenti generazioni e per ciascun individuo, sia una sfida da cogliere con una nuova modalità di leggere il marketing, quale è il nostro approccio Fame & Flow”.

Queste le parole di Enrico Girotti, Managing Partner, Strategy e Growth di Initiative Italia a commento del report “State of Fashion2” condotto dall’azienda.

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Editoriale del 5 luglio 2024

Per nove edizioni consecutive, il Salesforce State of Marketing ha analizzato l’impatto delle tecnologie emergenti sui professionisti del marketing, raccogliendo dati da 4.800 esperti in 29 paesi, inclusi 250 in Italia.

L’ultima indagine evidenzia come l’IA generativa rappresenti, contemporaneamente, priorità e sfida per i marketer italiani: se da un lato, infatti, è in grado di offrire enormi opportunità per migliorare la connessione con i clienti, dall’altro richiede però una gestione ottimale dei dati per sfruttarne appieno il potenziale. Solo attraverso questa gestione sarà possibile creare percorsi personalizzati che incrementano la fedeltà dei clienti e le vendite.

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Intervista a Matteo Pogliani | 40Degrees

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Intervista a Matteo Pogliani
CEO di 40Degrees & Head of Digital di Open-Box Srl

Le interviste di andzup

Social Media Power | Non si vive di soli follower

Nell’appuntamento di oggi parliamo di #socialmedia e #influencermarketing nell’attività di brand. Abbiamo quindi pensato di coinvolgere Matteo Pogliani in un’intervista che potesse darci una panoramica dettagliata sulla portata del fenomeno, partendo dai vantaggi/svantaggi dei social media rispetto agli altri mezzi di comunicazione, passando attraverso i numeri dell’influencer marketing nel mercato attuale con un focus sui canali preferenziali, piattaforme e sull’importanza della misurazione, per poi arrivare all’IA applicata all’influencer marketing e alle implicazioni sul settore a seguito della vicenda Balocco Ferragni.

🎤 Lasciamo la parola a Matteo Pogliani

🗣 Ci dai una panoramica sul ruolo dei social media nell’attività di brand?

I social, piaccia o meno, sono sempre più centrali nella vita delle persone e, di conseguenza, diventano cruciali anche per le attività di brand. Stando ai dati italia di Globalweindex ci accorgiamo infatti che i social hanno quasi “appaiato”, lato media, tv e radio. Un passaggio che ben dimostra la rilevanza di questi canali. Il 20,8% in Italia li utilizza addirittura da 1 a 2 ore al giorno.

Dati che ben motivano l’impegno dei brand nel lavorare primariamente su questi touchpoint, andando da attività organiche sino a quelle paid. Non è un caso che il 24,6% degli italiani dichiari di scoprire nuovi brand/prodotti attraverso le ads sui social così come che il 39% li utilizzi per trovare informazioni sugli stessi.

Se uniamo a questo che il 55% degli utenti, gli stessi tanto legati ai social, ha tra i propri principali interessi l’intrattenimento è facile capire quando i branded content possano rappresentare oggi una via primaria per connettersi ai consumatori con impatto. E infatti secondo una ricerca di Nielsen questi generano il 59% in più di brand recall rispetto agli altri annunci digitali e suscitano il 62% in più di risposte positive rispetto ai classici spot.

🗣 Quali vantaggi/svantaggi hanno secondo te i social media rispetto agli altri mezzi di comunicazione?

Il loro potenziale è anche la loro maggior criticità. Il valore aggiunto dei social sta infatti nella possibilità di creare una comunicazione “orizzontale”, in cui brand e utenti sono allo stesso livello, e in cui può avvenire, in ogni momento, un’interazione. Una comunicazione non più mono-direzionale in cui l’utente è passivo, ma dove esso può rispondere o, addirittura, essere il punto di partenza, magari commentando un post o creando un contenuto sul brand e prodotti.

Un potenziale enorme se ci pensiamo bene, capace di generare prima dialogo e dopo relazione dando centralità agli utenti e permettendo di creare messaggi con minor sovrastrutture commerciali, ma più affini alle persone, ai loro bisogni, interessi, gusti.

Ne deriva (o almeno dovrebbe) una comunicazione più profonda, su più livelli e, per questo, maggiormente funzionale.

🗣 Passiamo all’influencer marketing, oggi in continua ascesa. Hai qualche dato da condividere in proposito? Quando, a tuo parere, l’utilizzo degli influencer in comunicazione è davvero efficace per i brand?

Vi rispondo con un semplice numero: 238.700. Sono i contenuti nati dalla collaborazione tra influencer/creator e brand nel 2023 in Italia. Un numero enorme, segno di quanto le attività di IM siano centrali. Oltre 238mila contenuti capaci di generare impatto tanto da produrre più di 192milioni interazioni e oltre 6 miliardi di views.

Se non bastasse il seguire influencer e creator è una delle principali motivazioni di uso dei social media, confermando il loro ruolo, tutt’altro che banale. Un ruolo molto “concreto” tanto che il 13,7% degli italiani ha comprato un prodotto promosso da un influencer nell’ultimo mese. Un dato che sale al 20% se consideriamo la GenZ.

Come qualsiasi canale, strategia o strumento a fare la differenza è però l’utilizzo. Creator e influencer sono funzionali ai brand se e quando si lavora nel giusto modo, con una selezione fortemente orientata ai dati delle loro followerbase e, dal punto di vista del contenuto, valorizzando le qualità che li hanno posizionati agli occhi degli utenti: competenza, spontaneità, credibilità.

🗣 Ci sono settori nei quali l’utilizzo degli influencer si presta maggiormente e può risultare maggiormente efficace?

L’evoluzione della “specie” e quella delle piattaforme, sempre più orientate a premiare interessi e verticalità, ha reso l’impatto di influencer e creator estremamente trasversale a livello di settori. Persino il B2B o topic di nicchia sono oggi terreno fertile per una campagna di influencer marketing. Detto questo senza dubbio ci sono industry dove il loro ruolo è preminente: beauty, moda, food, tecnologia, gaming solo per citare i principali.

🗣 Tra le varie piattaforme disponibili al momento, quale secondo te può essere catalogata come canale preferenziale per l’Influencer Marketing?

Se stiamo al numero di contenuti e collabs realizzate Instagram è senza dubbio il canale preferenziale. Dei 238mila contenuti #åd del 2023 ben 217mila sono stati pubblicati qui. In Instagram trovano infatti spazio sia i progetti dei grandi brand che quelli di PMI e realtà più piccole che vedono nel canale uno spazio ideale per raggiungere gli utenti e comunicare.

Questo sia per la trasversalità a livello di audience che per la funzionalità dei formati a disposizione, reel e stories su tutti.

Sia chiaro, ciò non significa che non ci siano altre piattaforme interessanti: TikTok, Twitch, YouTube con il loro approccio creator centrico offrono grandi opportunità per far nascere sinergie tra brand e creator/influencer.

🗣 Quanto è importante la misurazione nei social media e in particolare nell’influencer marketing? Ci sono strumenti secondo te più efficaci?

Oggi la misurazione ha e deve avere per forza un ruolo predominante. Troppe le possibilità offerte per non sfruttarle, troppi gli investimenti necessari per non avvalersi di dati, quantitativi, ma anche qualitativi, per valutare i risultati ottenuti.

Oggi, infatti, diventa sempre più decisivo non tanto l’atto della reportistica, quanto i livelli e la profondità della stessa, cercando di aggiungere valutazioni qualitative, capaci cioè di fornirci elementi concreti e spendibili anche in future campagne.

Il passaggio da dato a insight, KPI “parlante” che, con la giusta contestualizzazione, possa restituirci una comprensione profonda.

Sono molti gli strumenti utilizzabili: dai tool di social media analytics a quelli di influencer marketing, passando per approcci più olistici come la social & web listening o la consumer intelligence. Detto questo dobbiamo sempre ricordarci che ogni campagna ha obiettivi diversi e come tale anche l’approccio di misurazione deve essere diverso, il più possibile custom.

L’importante è non accontentarsi mai del numero, ma andare oltre. Ad esempio oggi con strumenti dedicati possiamo conoscere la reach reale di una campagna di IM e non la cumulata o, ancora meglio comprendere le caratteristiche e i behaviour del pubblico raggiunto. Perché ok una campagna da 5 milioni di persone raggiunte, ma se queste non sono affini alle mie buyer personas avrò fatto poco per il brand purtroppo.

🗣 Cosa pensi degli Influencer creati con IA? Quali vantaggi rispetto a quelli in carne e ossa? Ritieni che questo sia il futuro del mezzo?

Gli influencer virtuali sono ormai una realtà e come tali vanno trattati. In altri paesi sono sdoganati e hanno un forte utilizzo da parte dei brand e apprezzamento lato utenti. Giusto per farvi un esempio Noonoouri, una celebre creator virtuale, quando fa un contenuto #ad con un brand fa performance migliori di quando lavora in organico. Un vero e proprio unicum che però dimostra chiaramente le potenzialità.

Il loro valore aggiunto, oltre che l’essere una novità e, in parte, un trend, sta nella loro trasparenza/veridicità palesata. Perché se è vero che tutto di loro è fake lo è altrettanto che quello che gli utenti vedono è verosimile (lavoro, amori, passatempi) e dichiaratamente fittizio. Non devono cioè fare lo sforzo di capire se quel profilo sia costruito o quanto ciò che vedono sia reale. Qui la premessa è subito chiara. Questo li fa sentire più sicuri e con minor rischio di essere raggirati come spesso, invece, accade con gli influencer in carne ed ossa.

Lato brand, invece, al di là delle loro performance, i plus sono la maggior facilità di coinvolgimento e, in caso d creazione di un proprio virtual influencer, la possibilità di costruirne uno su misura, rispettando dna di brand, ma soprattutto behaviour delle buyer personas così da creare un’altissima affinità. Ma non è tutto rose e fiori: il reale problema sta nella difficoltà di portare avanti la progettualità, dando una connotazione “realistica” e non solo commerciale al profilo. Accanto ai contenuti #ad ne serviranno molti altri organici, in cui si racconta la storia e il day by day del virtual influencer, perché sono proprio questi i contenuti che lo posizionano e fanno apprezzare dagli utenti. Un lavoro lungo e dispendioso che non tutti i brand possono permettersi.

🗣 A proposito della vicenda Balocco – Ferragni cosa ha rappresentato per il settore? Qual segnali forti ha dato?

L’impatto, viste le figure coinvolte, è stato fortissimo soprattutto a livello di buzz online e opinione pubblica. Giornali, tv e realtà editoriali hanno cavalcato in maniera ampia il tema, ma spesso non trattandolo con il giusto focus. Tutto questo ha sicuramente colpito il settore dell’IM, portando molti brand a riflettere sul ruolo di influencer e creator. La differenza reale però è sulle realtà che lo facevano in maniera seria e strategica, risultati alla mano, e chi per seguire il trend dei creator. Per le aziende in cui lo strumento è strategico e funzionale non cambierà molto, per le altre forse.

A modificarsi è senza dubbio la comprensione di non poter lasciare totalmente il controllo durante una collaborazione, visto che di mezzo c’è la reputation del brand e, soprattutto, la necessità di allargare i piani di crisi menagement anche a queste situazioni, spesso più complesse da gestire visto che i contenuti sono su un canale non di brand e che hanno forte visibilità.

Chiudo però con un punto importante: se il buzz sul #pandorogate è stato forte, non è così per percezione degli utenti e performance dei creator. Da un’analisi di ONIM abbiamo notato quanto le prestazioni dei contenuti dei creator, prestazioni che dipendono dagli utenti, non siano cambiate quasi per niente a conferma di una crisi più mediatica che reale.

🗣 Grazie alle nuove linee guida approvate da AgCom il codice di condotta prevederà sistemi di trasparenza e riconoscibilità degli influencer che dovranno essere chiaramente individuabili e contattabili. Cosa ne pensi? Quali le tutele per i brand che collaborano con gli influencer? Quali, invece, quelle per i consumatori? Quale impatto avrà sul settore?

Le nuove normative, ancora da definirsi al meglio tramite il tavolo tecnico di lavoro, puntano non solo a dare maggior trasparenza alle attività commerciali che vedono operare insieme brand e creator, ma ancor di più a regolamentare le attività tout court dei creator stessi, cercando di limitare eccessi e contenuti ritenuti pericolosi per l’impatto che potrebbero avere sugli utenti, soprattutto quelli più giovani. Lato brand, a mio avviso, cambierà poco dato che le attività #ad erano già normate e che si continuerà a seguire la Digital Chart dello IAP, potrebbe cambiare molto, invece, la comunicazione dei creator stessi e, quindi conseguenza, il loro impatto sugli utenti.

Andrà compreso, ed è questo uno dei punti più critici del tavolo tecnico, chi rientrerà nelle nuove norme.

🗣 L’Influencer Marketing Committee di Obe rappresenta un punto di riferimento italiano nel mercato dell’influencer marketing applicato al Branded Entertainment. Quali attività ha svolto fino a oggi e quali risultati sono stati raggiunti?

Eviterei la domanda perché siamo in stand-by con il committee

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Il report “2024 IAB Digital Video Ad Spend & Strategy”, condotto da IAB USA, mette in luce una trasformazione significativa nei KPI prioritari per le campagne video: vendite, visite in negozio/sito web e lead hanno ora assunto un ruolo centrale, surclassando portata e frequenza come metriche di successo.

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“L’interesse che abbiamo concentrato sulla fashion industry è sicuramente motivato dal suo ruolo primario per il nostro Paese in assoluto e per l’espressione della sua equity sui mercati globali, ma anche perché è un settore per cui pensiamo di avere grandi potenzialità di consulenza. L’equilibrio e la crescita del business si gioca sulla perfetta calibrazione fra costruzione di marca, la brand Fame, e guida dei brand per le consumatrici attraverso la categoria, il Flow. Per questo pensiamo che il consolidamento delle dinamiche phygital, insieme alla necessità dei brand di esprimere al meglio il concetto di inclusività per le differenti generazioni e per ciascun individuo, sia una sfida da cogliere con una nuova modalità di leggere il marketing, quale è il nostro approccio Fame & Flow”.

Queste le parole di Enrico Girotti, Managing Partner, Strategy e Growth di Initiative Italia a commento del report “State of Fashion2” condotto dall’azienda.

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Per nove edizioni consecutive, il Salesforce State of Marketing ha analizzato l’impatto delle tecnologie emergenti sui professionisti del marketing, raccogliendo dati da 4.800 esperti in 29 paesi, inclusi 250 in Italia.

L’ultima indagine evidenzia come l’IA generativa rappresenti, contemporaneamente, priorità e sfida per i marketer italiani: se da un lato, infatti, è in grado di offrire enormi opportunità per migliorare la connessione con i clienti, dall’altro richiede però una gestione ottimale dei dati per sfruttarne appieno il potenziale. Solo attraverso questa gestione sarà possibile creare percorsi personalizzati che incrementano la fedeltà dei clienti e le vendite.

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Interviste

Intervista a Marco Menna | ufirst

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Intervista a Marco Menna
Head of Product di ufirst

Le interviste di andzup

AI: la nuova frontiera del settore eventi

Nell’appuntamento di oggi parliamo di #intelligenzaartificiale applicata al settore dell’event management. Abbiamo quindi pensato di coinvolgere Marco Menna in un’intervista che potesse darci una panoramica dettagliata sulla portata del fenomeno, partendo dal mercato dell’AI in Italia, passando attraverso i vantaggi che l’integrazione delle tecnologie di AI può portare all’interno dei processi aziendali per poi arrivare al settore degli eventi e alla semplificazione dell’esperienza utente.

🎤 Lasciamo la parola a Marco Menna

🗣 Il 2023 ha visto l’affermarsi dell’intelligenza artificiale e, contestualmente, l’esplosione della quota di investimenti in AI. Ci dai una panoramica del mercato dell’AI in Italia?

Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia sta vivendo una forte crescita soprattutto se pensiamo che già a conclusione del 2023 abbia sfiorato un dimensionamento di 800M € con una crescita del 52% rispetto all’anno precedente.
Bisogna però considerare che il mercato italiano vive un forte disallineamento informativo rispetto ai molteplici utilizzi ed al valore che l’AI potrebbe portare ai processi produttivi delle aziende.
Siamo in una fase di early adoption di questa nuova tecnologia che probabilmente non viene ancora compresa del tutto. Sicuramente c’è un forte lavoro di education da fare sul panorama manageriale italiano.
In Italia sta sempre di più aumentando il numero di start-up e piccole e medie imprese tech, come la nostra ufirst, che sviluppano soluzioni e prodotti AI e che stanno provando a vincere la sfida della distribuzione di questa innovazione tecnologica.
Siamo in una fase che ricorda un po’ il momento in cui furono rilasciati i primi smartphone dove di fatto le persone e le aziende si aprirono a quello che era il mondo delle applicazioni native. Ecco, forse in questo momento siamo in quella prima fase di early stage dove ancora non c’è una chiara comprensione di cosa le aziende possano realmente fare e di quanto valore potrebbe portare l’adozione di soluzioni di AI.

🗣 In termini di accessibilità e costi di implementazione, ritieni che ci troviamo ancora in una fase in cui prevalgono i costi tipici degli early-adopters, oppure sono già state sviluppate tecnologie di AI adottabili anche da realtà aziendali meno strutturate o con budget più limitati?

Rispondere in maniera univoca a questa domanda non è semplice, perché dipende molto da quale obiettivo ci si pone e da quale problema si desidera risolvere utilizzando l’intelligenza artificiale.
Sicuramente lo sviluppo tecnologico procede a ritmi elevatissimi: i grandi provider come OpenAI, Google o AWS nel giro di poche settimane possono introdurre delle innovazioni tecnologiche che possono produrre forti contrazioni o incrementi dei costi.
C’è da considerare però che allo stato attuale i modelli più standard di intelligenza artificiale hanno sviluppato delle capacità di reasoning abbastanza evolute a costi sufficientemente contenuti da poter consentire la prodottizzazione di soluzioni che risolvano problemi in maniera efficiente.
Questo è stato l’obiettivo che ci siamo prefissati in ufirst andando a sviluppare Smart Notes, uno dei primi prodotti AI off the shelf incentrato sulla risoluzione di problemi specifici e verticali nel mondo degli eventi e della formazione e divulgazione.
L’AI di Smart Notes permette a tutti i partecipanti di un evento o ad una sessione di formazione di accedere a contenuti esclusivi processati dall’intelligenza artificiale: ogni talk, panel o lezione, viene riassunta in key points, highlights o altri formati, accessibili tramite una web app personalizzabile o via API, abilitando così le agenzie specializzate nella produzione di eventi alla integrazione dei contenuti su applicazioni o siti esistenti.
Il prodotto mette anche a disposizione il tutor virtuale, un chat LLM con il quale gli utenti possono interagire in ogni lingua per reperire, post evento, informazioni o gli argomenti chiave trattati.
Questo è un esempio di come una tecnologia, per quanto in una fase di early adoption, possa essere applicata a casi d’uso concreti ed a prezzi estremamente accessibili.

🗣 Se scendiamo nel dettaglio di AI e implementazione aziendale, quali vantaggi può portare l’integrazione delle tecnologie di AI all’interno dei processi aziendali?

Il principale vantaggio che l’AI porta all’interno dei processi aziendali risiede nella possibilità di creare automazioni che consentono di ottimizzare ogni attività umana, riducendo i costi operativi e migliorando l’efficienza complessiva. Con l’AI, le aziende possono automatizzare processi e procedure ripetitive, consentendo alle risorse umane di focalizzarsi su compiti ad alto valore aggiunto.
L’AI consente, inoltre, di migliorare la precisione e la personalizzazione dei servizi offerti dalle aziende. Grazie alla capacità di analizzare grandi quantità di dati e di apprendere dai feedback di ogni stakeholder; i modelli AI possono personalizzare l’esperienza utente in modo più efficace, aumentando così la soddisfazione e la fedeltà dei clienti.

🗣 Quali ritieni possano essere definite le industry che, più di altre, hanno percepito l’urgenza di questa trasformazione?

Il mondo del customer care è quello che potrebbe essere maggiormente impattato, visto il valore che la relazione azienda-cliente sta sempre più acquisendo tra le priorità del business.
L’AI applicata al customer care consente l’automazione di tantissime procedure come, ad esempio, l’analisi delle conversazioni con i clienti e il monitoraggio dell’efficienza, ma non solo: tramite tecnologie come il nostro nuovo prodotto ExtrAi Audio Intelligence è facile estrarre dai contenuti audio, di telefonate e call center, dati importantissimi per l’analisi delle performance del team di customer service, per la catalogazione automatica di topic, issue e per l’identificazione del percepito dei clienti.
Le industry della formazione e degli eventi divulgativi/formativi possono rappresentare, invece, i business con il maggiore potenziale proprio perché l’intelligenza artificiale può, in maniera molto efficiente, andare a supporto di ogni attività di apprendimento. Il focus non è quindi solo verso studenti ed istituzioni scolastiche ed universitarie ma su qualsiasi attività di formazione o divulgazione, anche all’interno delle aziende o nel mondo delle organizzazioni di eventi.
In questo settore abbiamo cercato di essere precursori con Smart Notes proprio perché abbiamo visto una grossa opportunità e percepito il grandissimo valore che può essere portato all’interno di questa industry.

🗣 Comparto eventi: quali possibilità può offrire l’AI per migliorare e semplificare l’esperienza utente?

L’intelligenza artificiale offre un’ampia gamma di possibilità per migliorare e semplificare l’esperienza degli eventi, principalmente attraverso la personalizzazione dei contenuti e l’interazione tramite chatbot basati su linguaggio naturale (LLM).
L’AI può analizzare i dati degli utenti per comprendere meglio i loro interessi, preferenze e comportamenti passati. Utilizzando queste informazioni, gli organizzatori possono creare contenuti e programmi che sono altamente rilevanti e coinvolgenti per ogni partecipante, aumentando così la soddisfazione complessiva dell’esperienza dell’evento.
Inoltre, i chatbot basati su tecnologia LLM possono fornire assistenza personalizzata in tempo reale, h24, 7/7 ed in multilingua, rispondendo ad ogni domanda degli utenti, fornendo indicazioni e persino suggerendo attività o sessioni all’interno dell’evento che potrebbero essere di interesse. Questo non solo semplifica l’esperienza dell’evento, ma aumenta anche il coinvolgimento e la retention dei partecipanti.
Smart Notes permette di processare tutti gli speech, i talk ed i panel di un evento, risolvendo 2 problemi fondamentali per i partecipanti: prendere appunti senza distrarsi dalle informazioni che vengono condivise dagli speaker e potere ricercare ogni informazione utile chattando in linguaggio naturale con il Tutor Virtuale.
Tutte queste funzioni sono integrabili via API all’interno dei siti e delle app esistenti, dando così una importante opportunità alle aziende che organizzano gli eventi di offrire la prima soluzione di AI applicata a questa industry.

🗣 Come vi siete mossi voi e qual è la vostra offerta per l’event management?

Creando il primo prodotto AI off the shelf pensato per il mondo degli eventi, della formazione e della divulgazione: Smart Notes.
Una soluzione semplice, che consente di rendere unica l’esperienza utente dei partecipanti e di migliorare la retention tramite la creazione di contenuti riassuntivi unici di ogni sessione e l’utilizzo di un chatt LLM che presidi la relazione tra organizzatore ed utente.
Un prodotto con caratteristiche chiare come l’accuracy di ogni contenuti generato, pari al 99%, disponibile sempre in multilingua e con fortissima attenzione rispetto al trattamento dei dati personali sempre di proprietà dell’organizzatore.
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Il report “2024 IAB Digital Video Ad Spend & Strategy”, condotto da IAB USA, mette in luce una trasformazione significativa nei KPI prioritari per le campagne video: vendite, visite in negozio/sito web e lead hanno ora assunto un ruolo centrale, surclassando portata e frequenza come metriche di successo.

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Editoriale del 12 luglio 2024

“L’interesse che abbiamo concentrato sulla fashion industry è sicuramente motivato dal suo ruolo primario per il nostro Paese in assoluto e per l’espressione della sua equity sui mercati globali, ma anche perché è un settore per cui pensiamo di avere grandi potenzialità di consulenza. L’equilibrio e la crescita del business si gioca sulla perfetta calibrazione fra costruzione di marca, la brand Fame, e guida dei brand per le consumatrici attraverso la categoria, il Flow. Per questo pensiamo che il consolidamento delle dinamiche phygital, insieme alla necessità dei brand di esprimere al meglio il concetto di inclusività per le differenti generazioni e per ciascun individuo, sia una sfida da cogliere con una nuova modalità di leggere il marketing, quale è il nostro approccio Fame & Flow”.

Queste le parole di Enrico Girotti, Managing Partner, Strategy e Growth di Initiative Italia a commento del report “State of Fashion2” condotto dall’azienda.

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Editoriale del 5 luglio 2024

Per nove edizioni consecutive, il Salesforce State of Marketing ha analizzato l’impatto delle tecnologie emergenti sui professionisti del marketing, raccogliendo dati da 4.800 esperti in 29 paesi, inclusi 250 in Italia.

L’ultima indagine evidenzia come l’IA generativa rappresenti, contemporaneamente, priorità e sfida per i marketer italiani: se da un lato, infatti, è in grado di offrire enormi opportunità per migliorare la connessione con i clienti, dall’altro richiede però una gestione ottimale dei dati per sfruttarne appieno il potenziale. Solo attraverso questa gestione sarà possibile creare percorsi personalizzati che incrementano la fedeltà dei clienti e le vendite.

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Interviste

Intervista a Marco Dodaro | Creationdose

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Intervista a Marco Dodaro
Head of Strategy di CreationDose e Vidoser Director

Le interviste di andzup

La centralità degli UGC nei nuovi media

🗣 Partiamo dal ruolo dei contenuti video all’interno delle varie piattaforme: perché hanno assunto questa centralità nelle strategie di comunicazione dei brand?

I contenuti video hanno assunto una posizione di assoluto rilievo all’interno delle strategie comunicative dei brand, diventando un elemento chiave per catturare l’attenzione e trasmettere messaggi efficaci. La loro capacità di combinare elementi visivi e sonori li rende straordinariamente potenti superando spesso le immagini statiche in termini di coinvolgimento.
I primi secondi di un video sono cruciali per suscitare interesse e mantenere l’attenzione, e gli strumenti come gli hook vengono utilizzati per stimolare la curiosità e garantire il coinvolgimento degli utenti. I video consentono ai brand l’opportunità di raccontare storie in modo coinvolgente, creando un legame emotivo con gli utenti e permettendo un’esperienza immersiva. Questo aspetto si traduce in una comunicazione più efficace e in una maggiore probabilità di creare un impatto positivo sulla percezione del brand.
Una delle applicazioni più impattanti per i video è il loro utilizzo come strumento per dimostrare concretamente il funzionamento dei prodotti, fornendo ai consumatori una prova tangibile dei benefici e delle funzionalità offerte, e facilitando il processo decisionale di acquisto. Dopo aver stabilito l’importanza generale dei contenuti video nelle strategie di comunicazione, è essenziale considerare come essi si rapportano con differenti fasce d’età degli pubblico. Per le generazioni più anziane, che hanno assistito alla transizione dal testo e dalle immagini ai contenuti video, questi ultimi rappresentano una nuova e dinamica forma di comunicazione. I brand hanno l’opportunità di rinnovare la loro immagine e ristabilire il loro appeal attraverso contenuti video creativi e coinvolgenti.
Per quanto riguarda le nuove generazioni, immerse fin dalla nascita in un ambiente digitale e abituate a consumare contenuti video brevi e immediati su piattaforme come TikTok e Instagram, la soglia dell’attenzione è estremamente ridotta. I brand sono pertanto chiamati a ridefinire le loro strategie comunicative, proponendo contenuti che rispondano alle esigenze di un pubblico giovane, esigente e alla ricerca di esperienze coinvolgenti e rapide.
In conclusione, l’ascesa dei contenuti video come pilastri delle strategie comunicative dei brand è una realtà ben consolidata, che intercetta efficacemente le esigenze di un pubblico eterogeneo, spaziando dalle generazioni più mature a quelle più giovani. La proiezione per il futuro vede questa tendenza non solo mantenere il suo status quo, ma anzi rafforzarsi ulteriormente, consolidando il ruolo dei contenuti video come strumenti indispensabili nell’ecosistema comunicativo digitale.

🗣 Considerando il video come strumento di comunicazione, come si è evoluta la sua concezione nel tempo?

Il video, come strumento di comunicazione, ha subito una trasformazione radicale nel corso degli ultimi vent’anni, con un passaggio netto dalla predominanza dei video di lunga durata a un’era dominata dagli short video.
Inizialmente, il panorama digitale era dominato da piattaforme come YouTube e Facebook, le quali ospitavano video più lunghi, spesso finalizzati alla narrazione e alla condivisione di informazioni dettagliate. Tutorial, recensioni, vlog e video musicali rappresentavano i formati più comuni, caratterizzati dalla richiesta di un coinvolgimento più prolungato da parte degli spettatori.
Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a una vera e propria rivoluzione, con l’emergere di formati video più brevi e immediati, che hanno trovato la loro massima espressione in piattaforme come TikTok. Questa piattaforma, in particolare, ha sfruttato la potenza dei video brevi, spesso caratterizzati da musica e coreografie, riuscendo a catturare l’attenzione del pubblico più giovane in maniera fulminea.
Contestualmente, anche Instagram ha saputo adeguarsi a questa tendenza, introducendo i formati “Stories” e “Reels”. Le Stories, lanciate nell’agosto del 2016, hanno aperto le porte a una nuova modalità di condivisione di contenuti, focalizzata sulla temporaneità e sull’autenticità. Pochi mesi dopo, a settembre del 2016, TikTok ha fatto il suo debutto, focalizzandosi esclusivamente su video brevi e di impatto, ottenendo un successo strepitoso soprattutto tra le nuove generazioni. Questo ha spinto Instagram a introdurre i Reels nel 2020, in risposta diretta alla popolarità di TikTok.
Questa evoluzione ha portato a un cambiamento sostanziale nel modo in cui gli utenti fruiscono contenuti video e nel modo in cui i brand li producono. Gli utenti hanno iniziato a preferire la condivisione di momenti rapidi e autentici, orientandosi verso la creazione di contenuti brevi ma altamente coinvolgenti. I brand, a loro volta, hanno dovuto rivedere le proprie strategie, mirando a catturare l’attenzione dell’utente in pochissimi secondi, con contenuti immediati e di forte impatto.
In conclusione, l’evoluzione del video come strumento di comunicazione riflette un cambiamento profondo nelle abitudini di consumo degli utenti, sottolineando l’importanza di adattarsi rapidamente e di saper catturare l’attenzione in tempi sempre più ridotti. La centralità degli short video si conferma così come una delle tendenze più rilevanti nel panorama digitale attuale, ridefinendo le regole del gioco per utenti e brand.

🗣 E’ proprio l’autenticità ad essere al centro degli UGC. Perché hanno assunto questa rilevanza nel panorama odierno?

La pubblicità tradizionale sta gradualmente perdendo efficacia poiché gli utenti riescono immediatamente a identificarla e, di conseguenza, a ignorarla, sfuggendo al messaggio promozionale. Non è più sufficiente adattare semplicemente un formato televisivo e pubblicarlo sui social media. Invece, è necessario creare contenuti appositamente concepiti per ciascuna piattaforma, con un’attenzione particolare all’autenticità.
L’autenticità è una caratteristica chiave degli User-Generated Content (UGC) ed è diventata essenziale nell’attuale panorama digitale.
L’uso degli UGC consente di comunicare credibilità e fiducia, poiché gli utenti tendono a fidarsi di contenuti generati da altri utenti, percependoli come meno influenzati da interessi commerciali. Inoltre, gli UGC consentono di raggiungere un pubblico in modo unico ed inclusivo, coinvolgendo numerose persone e promuovendo prodotti o servizi. Non da ultimo, la sincerità e la trasparenza dei contenuti UGC li rendono facilmente virali e condivisibili sui social media.
I contenuti UGC rappresentano una risorsa inestimabile per costruire fiducia, coinvolgere il pubblico e riflettere la diversità delle esperienze umane. Contribuiscono in modo significativo a definire il modo in cui le persone interagiscono con i contenuti online oggi.

🗣 Che ruolo hanno gli UGC all’interno della brand loyalty e nell’influenzare le decisioni di acquisto?

Gli User Generated Content (UGC) rappresentano una componente cruciale nell’alimentare la brand loyalty e nell’esercitare una forte influenza sulle decisioni di acquisto dei consumatori. TikTok, in particolare, ha messo in evidenza il potere degli UGC, sia attraverso il fenomeno organico noto come “TikTok Made Me Buy It,” sia tramite l’impiego strategico dei contenuti UGC nelle campagne pubblicitarie performance-based.
Nel contesto organico, l’hashtag #TikTokMadeMeBuyIt è diventato un vero e proprio trend su TikTok, offrendo agli utenti un contenitore virtuale per condividere le loro esperienze dirette con i prodotti e influenzando le decisioni di acquisto di altri utenti in maniera significativa. Questa tendenza si è rivelata particolarmente efficace tra le nuove generazioni, che tendono a cercare e valutare i pareri di altri consumatori sul social prima di procedere all’acquisto.
Parallelamente, sul fronte della pubblicità, i contenuti UGC stanno acquisendo sempre più rilevanza nelle strategie di performance marketing. Le aziende stanno riconoscendo il valore dell’autenticità e del coinvolgimento generato dagli UGC, utilizzandoli per potenziare l’efficacia delle loro campagne pubblicitarie. Questi contenuti, infatti, non solo aggiungono un livello di credibilità agli annunci, ma stimolano anche un maggior coinvolgimento da parte del pubblico, contribuendo a ottimizzare i tassi di conversione.
In sintesi, gli UGC sono diventati un elemento imprescindibile per costruire e mantenere la fedeltà al brand e per influenzare in modo decisivo le decisioni di acquisto dei consumatori. Che si tratti di contenuti condivisi spontaneamente dagli utenti o di strategie pubblicitarie mirate, la forza degli UGC risiede nella loro capacità di creare una connessione autentica e coinvolgente con il pubblico, fungendo da potente leva per guidare le scelte di acquisto.

🗣 Come si prospetta, secondo te, il futuro degli UGC?

Il futuro dei contenuti UGC (User-Generated Content) si prospetta in crescita e ricco di opportunità, soprattutto nel breve periodo. Questi contenuti hanno guadagnato una posizione centrale, specialmente nel campo della pubblicità, con le aziende che stanno sfruttando sempre più i contenuti UGC nelle loro strategie di marketing, riconoscendone il potenziale autentico e coinvolgente che essi possono offrire.
Quello che rende la prospettiva futura dei contenuti UGC particolarmente affascinante è l’evoluzione che stanno vivendo i creator. Ormai, il numero di follower non è più l’unico indicatore di successo. I creator sono diventati delle vere e proprie personalità creative, capaci di produrre contenuti di altissima qualità indipendentemente dal numero dei loro follower. Questa trasformazione sta favorendo una democratizzazione della produzione di contenuti e promuovendo una maggiore diversità di voci e prospettive all’interno dello spazio digitale.
L’evoluzione in atto apre la strada a una maggiore collaborazione tra aziende e creator. Non si tratta più solo di coinvolgere i creator per promuovere prodotti o servizi, ma di renderli centrali attivamente in un processo di co-creazione e di brainstorming creativo. Grazie alla loro conoscenza approfondita del pubblico e alla loro comprensione delle tendenze di consumo, i creator si stanno affermando come partner strategici imprescindibili nella creazione di campagne pubblicitarie autentiche e rispondenti alle aspettative dei consumatori.
In conclusione, ci si può aspettare che il futuro dei contenuti UGC sia caratterizzato da una collaborazione sempre più stretta e sinergica tra aziende e creator. Questi ultimi giocheranno un ruolo decisivo non solo nell’aumentare le performance delle campagne pubblicitarie, ma anche nella creazione di contenuti che rispecchino in modo autentico e soddisfino le aspettative del pubblico. Stiamo andando incontro a un futuro digitale in cui autenticità e creatività diventeranno le leve principali per il successo.

 

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Editoriale del 19 luglio 2024

Il report “2024 IAB Digital Video Ad Spend & Strategy”, condotto da IAB USA, mette in luce una trasformazione significativa nei KPI prioritari per le campagne video: vendite, visite in negozio/sito web e lead hanno ora assunto un ruolo centrale, surclassando portata e frequenza come metriche di successo.

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Editoriale del 12 luglio 2024

“L’interesse che abbiamo concentrato sulla fashion industry è sicuramente motivato dal suo ruolo primario per il nostro Paese in assoluto e per l’espressione della sua equity sui mercati globali, ma anche perché è un settore per cui pensiamo di avere grandi potenzialità di consulenza. L’equilibrio e la crescita del business si gioca sulla perfetta calibrazione fra costruzione di marca, la brand Fame, e guida dei brand per le consumatrici attraverso la categoria, il Flow. Per questo pensiamo che il consolidamento delle dinamiche phygital, insieme alla necessità dei brand di esprimere al meglio il concetto di inclusività per le differenti generazioni e per ciascun individuo, sia una sfida da cogliere con una nuova modalità di leggere il marketing, quale è il nostro approccio Fame & Flow”.

Queste le parole di Enrico Girotti, Managing Partner, Strategy e Growth di Initiative Italia a commento del report “State of Fashion2” condotto dall’azienda.

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Editoriale del 5 luglio 2024

Per nove edizioni consecutive, il Salesforce State of Marketing ha analizzato l’impatto delle tecnologie emergenti sui professionisti del marketing, raccogliendo dati da 4.800 esperti in 29 paesi, inclusi 250 in Italia.

L’ultima indagine evidenzia come l’IA generativa rappresenti, contemporaneamente, priorità e sfida per i marketer italiani: se da un lato, infatti, è in grado di offrire enormi opportunità per migliorare la connessione con i clienti, dall’altro richiede però una gestione ottimale dei dati per sfruttarne appieno il potenziale. Solo attraverso questa gestione sarà possibile creare percorsi personalizzati che incrementano la fedeltà dei clienti e le vendite.

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Interviste

Intervista a Michele Pagani | Flatmates

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Intervista a Michele Pagani
Co-Founder & CEO di Flatmates e Partner di Gummy Industries

Le interviste di andzup

L’influencer Marketing tra creator, branded content e futuro della comunicazione video

🗣 Ci dai una breve panoramica sul valore dell’Influencer Marketing in Italia oggi?

In termini di valore di mercato, i dati parlano di circa 300M€ nel 2022, con una crescita prevista nei prossimi anni che supererà il 10% anno su anno. I numeri in sé raccontano di un comparto in crescita costante e sono specchio di un trend che chiunque fa il nostro lavoro ha sicuramente notato: sempre più spesso il canale “influencer” viene richiesto dai brand per amplificare campagne di comunicazione. Il motivo è molto semplice: ci siamo accorti che funziona benissimo, specie in una logica all funnel. Se usati bene, infatti, gli influencer sono il miglior media: raggiungono pubblico in target con credibilità e creatività.

🗣 Se pensiamo alla figura del creator nelle attività di comunicazione dei brand, possiamo affermare che sia entrato nelle abitudini di pianificazione dei progetti di Influencer Marketing?

Come dicevo prima, gli influencer sono ormai un must have nelle campagne di comunicazione. Avere un creator influencer permette di ottenere un triplice scopo: comprare visibilità, fiducia dell’audience e creatività. Lavorare con un creator, infatti, aiuta a realizzare creatività che nessuna agenzia sarebbe in grado di produrre, con un linguaggio che risuona perfettamente nel target e che si avvantaggia di dinamiche di community clamorosamente efficaci, perché rodate nel tempo.

🗣 Quanto spazio viene lasciato al creator rispetto alle linee guida dell’azienda?

Dipende. Le aziende intelligenti sanno che quando comprano un contenuto da un creator ne comprano uno stile espressivo, e quindi lasciano piena libertà creativa. Le aziende miopi, invece, che considerano l’influencer un cartellone pubblicitario in carne e ossa e provano a imporre la propria creatività. In questi casi, il risultato è sempre un disastro.

🗣 Quali sono i principali elementi di complessità del mercato?

Fare influencer marketing significa gestire relazioni umane, prima che media budget: è questa la vera complessità che spesso viene sottovalutata. Capire chi è il creator, che necessità ha, a chi comunica e quali sono i suoi valori è fondamentale per il successo di una campagna. Tutto il resto è normale lavoro: selezionare il giusto talent, fornire un brief adeguato, supportare il creator in fase di campagna e misurare la performance sono task, non complessità.

🗣 Che ruolo ha il branded content in uno scenario in cui cresce l’importanza dell’entertainment?

Credo che i brand debbano intrattenere, prima che vendere. Gli utenti sono assuefatti al contenuto di intrattenimento e, purtroppo, in un contesto dove il discorso di Mattarella si gioca l’attenzione dell’utente con un video di gattini, l’unica via è alzare la voce e provare a intrattenere più e meglio degli altri. Insomma, questa fruizione totalizzante del media crea un sacco di rumore e, per emergere, bisogna fare ancor più rumore. Un circolo vizioso da cui sarà difficile uscire, se non cambieranno le abitudini delle persone.

🗣 A tuo parere, qual è il futuro della comunicazione video?

Io credo che inizi a sentirsi forte l’esigenza di un ritorno all’autorevolezza della fonte. Mi spiego: un tempo la gente andava in chiesa, credeva nella politica, guardava la tv; momenti diversi in cui però era ben chiaro quale fosse la fonte autorevole. Ora questa autorevolezza si è persa totalmente e, finita la sbornia da social network in cui abbiamo toccato con mano quanto fosse bello e democratico che zia Peppina potesse dire la sua sui vaccini, qualcuno si è reso conto che forse è necessario tornare indietro. Non è un discorso retrogrado da “che schifo la società moderna, i giovani ecc”, anzi: i dati raccontano di utenti sempre più esigenti, interessati non solo al mordi e fuggi, allo scroll infinito, alla fruizione da encefalogramma piatto, ma anche al contenuto lungo e di approfondimento. Fenomeni come Mr. Beast parlano di un approccio cinematografico a YouTube: bene, la mia previsione (e speranza) è che la qualità e l’autorevolezza vadano a permeare la comunicazione video in tutti i settori. Sicuramente questa cosa sta succedendo per l’intrattenimento: mi auguro che possa accadere anche per l’informazione. La vera sfida sarà ripensare i modelli di monetizzazione in questi comparti, in risposta a queste nuove dinamiche, magari anche anticipando la domanda: laddove l’utente si aspetta spazzatura, si può provare a proporre contenuto di qualità? Una sorta di investimento per il futuro che, a parer mio, può pagare.
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Editoriale del 19 luglio 2024

Il report “2024 IAB Digital Video Ad Spend & Strategy”, condotto da IAB USA, mette in luce una trasformazione significativa nei KPI prioritari per le campagne video: vendite, visite in negozio/sito web e lead hanno ora assunto un ruolo centrale, surclassando portata e frequenza come metriche di successo.

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Editoriale del 12 luglio 2024

“L’interesse che abbiamo concentrato sulla fashion industry è sicuramente motivato dal suo ruolo primario per il nostro Paese in assoluto e per l’espressione della sua equity sui mercati globali, ma anche perché è un settore per cui pensiamo di avere grandi potenzialità di consulenza. L’equilibrio e la crescita del business si gioca sulla perfetta calibrazione fra costruzione di marca, la brand Fame, e guida dei brand per le consumatrici attraverso la categoria, il Flow. Per questo pensiamo che il consolidamento delle dinamiche phygital, insieme alla necessità dei brand di esprimere al meglio il concetto di inclusività per le differenti generazioni e per ciascun individuo, sia una sfida da cogliere con una nuova modalità di leggere il marketing, quale è il nostro approccio Fame & Flow”.

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Editoriale del 5 luglio 2024

Per nove edizioni consecutive, il Salesforce State of Marketing ha analizzato l’impatto delle tecnologie emergenti sui professionisti del marketing, raccogliendo dati da 4.800 esperti in 29 paesi, inclusi 250 in Italia.

L’ultima indagine evidenzia come l’IA generativa rappresenti, contemporaneamente, priorità e sfida per i marketer italiani: se da un lato, infatti, è in grado di offrire enormi opportunità per migliorare la connessione con i clienti, dall’altro richiede però una gestione ottimale dei dati per sfruttarne appieno il potenziale. Solo attraverso questa gestione sarà possibile creare percorsi personalizzati che incrementano la fedeltà dei clienti e le vendite.

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Interviste

Intervista a Matteo Pescetti | Podcastory

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Intervista a Matteo Pescetti,
Managing Partner di Podcastory

Le interviste di andzup

Il Podcast come strumento di comunicazione di marca

🗣 Ci dai una panoramica del mercato del Digital Audio in Italia con un focus particolare sul comparto dei podcast?

Il mercato del digital audio, inteso come opportunità di fare branded content e/o pianificazione pubblicitaria è relativamente nuovo e ha ampi margini di crescita. Al netto di Spotify che ha in questo momento una sorta di monopolio degli investimenti pubblicitari incentrati sull’awareness, quello che manca è un’arena competitiva che stimoli le aziende al confronto. Dal punto di vista della produzione di branded content e di podcast, invece, il mercato è ancora considerabile una nicchia dove la fase degli early adopter si può dire conclusa, ma dove ancora non c’è stato un consistente scatto verso l’utilizzo abitudinario del mezzo, nelle strategie di comunicazione.

🗣 Se consideriamo il Podcast come media pubblicitario, possiamo affermare che sia entrato nelle abitudini di pianificazione delle aziende?

Mi ricollego alla chiusura della domanda precedente. Fondamentalmente, la risposta è no. Il Podcast non è ancora entrato stabilmente nel panel dei mezzi e delle opportunità di comunicazione delle aziende. Principalmente i motivi, a mio parere sono 2: non è ancora abbastanza chiaro il rapporto tra l’efficacia di una comunicazione one to one, all’orecchio del consumatore e la reach che il mezzo offre in maniera organica e anche amplificata. La seconda motivazione è probabilmente insita nel mezzo stesso: il podcast, in senso stretto, comunica con le parole. Venendo a mancare la componente visuale, la percezione può essere di un minor penetrazione del brand sul target dei consumatori. Non è un caso che molti Podcast, siano in realtà dei Vodcast, cioè dei video podcast che soddisfano anche l’esigenza visiva dei marketer.

🗣 Quali sono le principali difficoltà del mercato?

Il mercato del podcast in Italia ha fondamentalmente 3 anni di vita. Se facciamo un parallelo con Facebook, il principale social media per diffusione nel mondo, quante aziende investivano in Facebook nel 2009? Crediamo che la maggiore difficoltà sia dovuta all’età ancora giovane del podcast, che però, come Facebook nei primi anni, è sempre più considerato da brand e strateghi. Inoltre, il podcast è fondamentalmente un contenuto, non una piattaforma. Una differenza apparentemente banale, ma fondamentale.

🗣 Quanto conta la continuità di produzione da parte dei brand?

Conta molto nel momento in cui un brand intraprende un percorso di comunicazione utilizzando il podcast per veicolare la propria purpose o vision, sia generale sia in uno specifico settore industriale. Il podcast è un mezzo a rilascio lungo e molti contenuti non hanno una “data di scadenza” ma restano validi e utili nel tempo. L’importante è trovare un Tone of Voice che sia credibile ma riesca anche ad intrattenere.

🗣 Ci parli di un vostro case history di particolare successo?

Posso condividere una case history che ritengo emblematica del nostro approccio alla produzione di branded content in formato podcast. Qualche tempo fa, un’importante azienda farmaceutica ci ha contattato con l’obiettivo di comunicare in modo innovativo un integratore. Volevano distanziarsi dalle tradizionali campagne pubblicitarie e cercavano un modo per connettersi con il pubblico in maniera più autentica e coinvolgente.
Dopo aver analizzato il target di riferimento e le peculiarità del prodotto, abbiamo proposto un approccio audace: creare una serie di podcast in stile sit-com, completamente fictional. La trama era ambientata in un’agenzia pubblicitaria dove il ritmo di lavoro era frenetico. Grazie all’integratore, i protagonisti trovavano l’energia e la vitalità necessarie per affrontare le sfide quotidiane, dando vita a situazioni divertenti e spesso impreviste.
In termini di distribuzione, abbiamo adottato una strategia che ha combinato le piattaforme di digital audio tradizionali con un’attività di audioseeding sulle principali testate online in target. Infine, per amplificare ulteriormente la portata, abbiamo individuato un creator molto popolare sui social che potesse essere l’ambassador perfetto per i contenuti prodotti. Abbiamo collaborato strettamente con lui per assicurarci che la promozione sui social risultasse il più naturale e autentica possibile.
Il risultato? Un boom di ascolti e un feedback estremamente positivo da parte del pubblico. Gli ascoltatori, interpellati con un questionario, non solo hanno apprezzato la qualità e l’originalità del contenuto, ma hanno anche iniziato a cercare informazioni
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Editoriale del 19 luglio 2024

Il report “2024 IAB Digital Video Ad Spend & Strategy”, condotto da IAB USA, mette in luce una trasformazione significativa nei KPI prioritari per le campagne video: vendite, visite in negozio/sito web e lead hanno ora assunto un ruolo centrale, surclassando portata e frequenza come metriche di successo.

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“L’interesse che abbiamo concentrato sulla fashion industry è sicuramente motivato dal suo ruolo primario per il nostro Paese in assoluto e per l’espressione della sua equity sui mercati globali, ma anche perché è un settore per cui pensiamo di avere grandi potenzialità di consulenza. L’equilibrio e la crescita del business si gioca sulla perfetta calibrazione fra costruzione di marca, la brand Fame, e guida dei brand per le consumatrici attraverso la categoria, il Flow. Per questo pensiamo che il consolidamento delle dinamiche phygital, insieme alla necessità dei brand di esprimere al meglio il concetto di inclusività per le differenti generazioni e per ciascun individuo, sia una sfida da cogliere con una nuova modalità di leggere il marketing, quale è il nostro approccio Fame & Flow”.

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L’ultima indagine evidenzia come l’IA generativa rappresenti, contemporaneamente, priorità e sfida per i marketer italiani: se da un lato, infatti, è in grado di offrire enormi opportunità per migliorare la connessione con i clienti, dall’altro richiede però una gestione ottimale dei dati per sfruttarne appieno il potenziale. Solo attraverso questa gestione sarà possibile creare percorsi personalizzati che incrementano la fedeltà dei clienti e le vendite.

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Articoli degli esperti

Influencer Marketing Trends 2024: il report per un approccio data-driven al settore

Il report di Inflead

IL REPORT DI INFLEAD
Influencer Marketing Trends 2024: il report per un approccio data-driven al settore

Influencer Marketing Trends 2024
Il report di Inflead

Dal confronto di performance tra TikTok e Instagram, ai contenuti UGC, l’A.I., il Deinfluencing e molto altro. Tutti trend più caldi del 2024, studiati e convertiti in informazioni strategiche in un report di +50 pagine.

                                                                                                                                                                SCARICA IL REPORT

L’influencer marketing sta cambiando ancora una volta e chi lavora in questo settore lo sa bene. Il 2023 in particolare ha visto emergere nuove tendenze dettate da cambiamenti tecnologici e strategie innovative per la creazione di contenuti destinati alle collaborazioni brand-influencer. Ma non solo, si è rinforzata anche l’attenzione dei consumatori a diversi temi considerati ormai imprescindibili, che non permettono più a un influencer di fare della semplice pubblicità per guadagnare.

Qual è la situazione attuale? Come si sta evolvendo il panorama dell’influencer marketing nel 2024?

In Inflead DataLab abbiamo condotto un’importante ricerca, analizzando la direzione verso la quale si sta muovendo il mercato e condensando queste informazioni all’interno di un report di +50 pagine .

Ecco un’anteprima dei contenuti che troverai all’interno:

Indice

  • Stato dell’influencer marketing: storico e previsioni per il 2024
  • Instagram e TikTok a confronto: le performance del 2023 e le previsioni per il 2024
  • Il movimento controverso del deinfluencing
  • UGC: un nuovo modo per fare influencer marketing
  • L’impatto dell’intelligenza artificiale
  • Altri piccoli trend per grandi risultati

Stato dell’influencer marketing:
storico e previsioni per il 2024

Prima di entrare nel dettaglio degli argomenti presenti nel report “Influencer Marketing Trends 2024” cerchiamo di capire a che livello di maturità si trova oggi il mercato dell’influencer marketing. Come si sta muovendo il settore? C’è ancora margine di crescita in questo campo?

Ebbene sì, stando a una recente indagine di Statista, nel 2023 la spesa globale in ambito Influencer marketing ha raggiunto i $34,1 miliardi e si prevede che questa spesa aumenterà fino a $47,8 miliardi entro il 2027.

Ma non solo, il dato più interessante emerso, questa volta da un’analisi di Insider Intelligence, è che gli USA hanno visto nel 2023 un incremento della spesa in influencer marketing di ben 3,5 volte superiore rispetto a quello della spesa sostenuta per fare advertising sui social media.

Instagram e TikTok a confronto:
le performance del 2023 e le previsioni per il 2024

Essendo Instagram e TikTok le piattaforme per eccellenza su cui fare influencer marketing, come prima parte del report “Influencer Marketing Trends 2024” abbiamo condotto uno studio approfondito sulle performance dei due social network.

Ciò che ne emerge è che TikTok, soprattutto per quanto riguarda i micro-influencer, promette una crescita più rapida grazie ad un engagement più elevato. Inoltre la durata media dei video sembra stia cambiando: c’è infatti un evidente incremento nella pubblicazione di video lunghi, dovuta anche a un numero potenziale di views sempre più alto per contenuti di questa durata.

Non a caso TikTok ha di recente annunciato la possibilità di creare video lunghi fino a 10 minuti!

Il report confronta il comportamento di entrambi i social su questi fronti, mostrando grafici di tendenza e proponendo anche un approfondimento dedicato alle performance dei contenuti sponsorizzati.

                                                                                                                                                                 SCARICA IL REPORT

Il movimento controverso del deinfluencing

Etica, trasparenza e attenzione all’ambiente sono valori sempre più sentiti oggi, soprattutto dalle nuove generazioni che considerano questo aspetto una priorità.

A sostegno di ciò, a inizio 2023 su TikTok era emerso un nuovo trend chiamato “Deinfluencing”: un movimento promosso da numerosi creator per mettere in guardia gli utenti dall’acquisto di prodotti beauty, fashion e tech di qualità scadente (o non in linea con principi di trasparenza e sostenibilità), spesso sponsorizzati ugualmente da noti influencer.

Nonostante l’argomento fosse esploso grazie ad un contenuto divenuto virale in pochi giorni, il trend non è poi sparito. Ancora oggi, a distanza di un anno, sui social si parla di “Deinfluencing” come testimonia il grafico sull’andamento di questo topic ottenuto dalle analisi di Inflead DataLab

UGC: un nuovo modo per fare influencer marketing

Se hai spesso a che fare con il mondo dell’influencer marketing, nel corso del 2023 avrai certamente sentito parlare di UGC, o User Generated Content: una forma di influencer marketing i cui contenuti, a differenza di quelli creati dagli influencer:

  • vengono generati da creator che non hanno necessariamente una base follower ampia (spesso anche meno di 1k);
  • non vengono necessariamente pubblicati sul profilo del creator, bensì inviati al brand come materiale da usare nelle sue strategie (advertising, email marketing, ecc.);
  • spesso non richiedono grossi budget, ma si limitano all’invio di prodotti gratuiti o sconti dedicati agli UGC creator.

Una recente ricerca dimostra come:

  • gli annunci pubblicitari che includono elementi UGC possano vedere un +50% nell’engagement. 
  • email che includono elementi UGC possono vedere un +73% CTR.
  • circa il 90% dei consumatori ritiene che gli UGC siano più influenti nelle decisioni di acquisto rispetto alle email promozionali e ai risultati dei motori di ricerca.

L’impatto dell’intelligenza artificiale

L’A.I. è stata probabilmente l’argomento più discusso sui social (e non solo) nel 2023. A questo fenomeno non è rimasto indifferente l’influencer marketing, che già negli anni precedenti aveva stretto un rapporto con l’intelligenza artificiale grazie alla nascita degli A.I. influencer (meglio noti come virtual influencer).

Un recente studio condotto e pubblicato da Influencer Marketing Hub ci dice che il 48,7% dei marketers (quasi la metà) oggi applica sempre la tecnologia A.I. nelle campagne di influencer marketing. Oltre a ciò, è sempre più in crescita l’adozione di A.I. Influencer nelle proprie strategie.

Altri piccoli trend per grandi risultati

Ma il nostro lavoro non si ferma qui. Oltre agli argomenti appena visti, il report “Influencer Marketing Trends 2024” entra nel dettaglio di tutti i topic che quest’anno incideranno sulle strategie di influencer marketing dei brand.

Preparati a conoscere nuove sfide, opportunità e dati significativi per adottare un approccio 100% data-driven all’influencer marketing nel 2024.

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Verso una comunicazione inclusiva e accessibile Un contributo di Triplesense Reply

I temi dell’inclusività e dell’accessibilità sono oggi centrali nella comunicazione: non solo come aspetti etici, ma anche come leve strategiche per le organizzazioni e per chi opera nel campo del design, dei contenuti, della progettazione. La comunicazione ha il potere di influenzare profondamente percezioni, modelli di riferimento e accesso alle informazioni, pertanto chi lavora nel settore ha la responsabilità di dar vita a nuove narrazioni, abbattendo stereotipi e ampliando l’immaginario comune.
Questo white paper esplora l’importanza di integrare approcci e strategie che abbraccino la diversità e garantiscano un accesso equo alle informazioni, essenziali in una società sempre più interconnessa.

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Articoli degli esperti

Come generare lead B2B con l’Outbound Marketing

Gli articoli dei nostri esperti

Come generare lead B2B con l’Outbound Marketing

Business intelligence, boostez votre prospection

Come generare lead B2B con l’Outbound Marketing

Nel panorama competitivo del B2B, generare nuovi lead è cruciale per il successo aziendale. L’Outbound Marketing, se implementato correttamente, può essere uno strumento potente per attrarre potenziali clienti. Nonostante l’evoluzione delle strategie e dei canali abbia introdotto nuove modalità per attrarre l’attenzione di lead, l’Outbound Marketing continua a rivestire un ruolo di primo piano grazie alle sue tecniche di targeting preciso e approccio diretto. In questo articolo, esploreremo strategie e tecniche efficaci per utilizzare l’Outbound per la lead generation B2B.

Cos’è l’Outbound Marketing?

L’Outbound Marketing è un approccio di marketing proattivo in cui l’azienda prende l’iniziativa per raggiungere potenziali clienti attraverso vari canali. A differenza dell’Inbound Marketing, dove i clienti trovano l’azienda tramite contenuti attrattivi, nell’Outbound Marketing è l’azienda a cercare attivamente i clienti con l’obiettivo di raggiungere un vasto pubblico per generare consapevolezza del marchio e, conseguentemente, stimolare le vendite. Due tecniche opposte, ma non per questo “esclusive: la vera sfida risiede nell’integrare le due strategie per renderle funzionali l’una all’altra. Alcuni esempi di tecniche di Outbound Marketing includono le chiamate a freddo, le email dirette, gli annunci pubblicitari e la partecipazione a fiere ed eventi. Si tratta, insomma, di una strategia che si basa sul push marketing , perché – come suggerisce il termine stesso – spinge tutte le attività di promozione, vendita e comunicazione verso l’interlocutore. 

E’ chiaro che l’enorme numero di messaggi push a cui gli utenti oggi sono abituati genera un sovraccarico di informazioni difficile da gestire e da processare per chiunque. Un contenuto promozionale anche valido corre il rischio di disperdersi tra le migliaia di altri messaggi a cui il target viene sottoposto: quelli delle fonti più tradizionali si sovrappongono inoltre a quelli provenienti dall’universo digitale, generando un vero bombardamento di informazioni, dati e stimoli che porta a un calo dell’attenzione e della reattività a ogni singolo messaggio.

I consumatori oggi sono molto più consapevoli e attenti nei loro percorsi di acquisto e sono sempre più abituati a comunicazioni pull e altamente customizzate, che rendono molto più delicata la pianificazione di strategie efficaci di outbound marketing.

Proprio per questo è necessario adottare qualche accorgimento per non finire nel dimenticatoio della massa.

I pilastri dell’Outbound Marketing per la lead generation B2B

  1. Identificazione della target audience Prima di tutto, è fondamentale definire chiaramente il proprio pubblico di riferimento. Chi sono i decision makers e i contatti chiave all’interno delle aziende target? Quali sono le loro necessità e pain points? Utilizzare strumenti di analisi e CRM per segmentare il mercato e creare profili dettagliati dei potenziali clienti è il primo passo per un Outbound Marketing efficace.
  2. Creazione di liste di contatti qualificati La qualità delle liste di contatti è essenziale. Acquisire liste da fonti affidabili o utilizzare software di lead generation per raccogliere informazioni aggiornate sui potenziali clienti può fare una grande differenza. Assicurarsi che le liste siano segmentate in base a criteri rilevanti come la dimensione dell’azienda, il settore e il ruolo dei contatti all’interno dell’organizzazione.
  3. Email Marketing mirato Le campagne di email marketing rimangono una delle tecniche di Outbound Marketing più efficaci. Personalizzare le email in base ai destinatari e al loro specifico contesto può aumentare significativamente i tassi di risposta. Utilizzare strumenti di automazione per inviare email a intervalli strategici e tracciare le interazioni per ottimizzare le campagne future.

Outbound tools : andzup e la lead generation

Date queste premesse, poter disporre di tool che garantiscano all’azienda che i propri sforzi siano diretti verso i prospect più promettenti diventa di fondamentale importanza: con una strategia mirata e l’integrazione dei giusti stumenti che consentono l’identificazione precisa del target audience è possibile attrarre nuovi clienti e aumentare le opportunità di vendita.

In questo contesto si inserisce andzup: la piattaforma per la lead generation B2B su scala europea che, implementata all’interno delle proprie strategie commerciali può trasformare l’approccio al mercato del tuo team sales ottimizzando il workflow al fine di assicurare processi di vendita scalabili che aumentino le conversioni. Questo per tre ragioni principali:

•   Targeting di precisione e segmentazione del mercato         

•   Generazione di lead qualitativi         

•   Ottimizzazione tempo e risorse        

•   Timing per il contatto grazie al Newsfeed

Uno strumento indispensabile in grado di supportare e ottimizzare la Sales Strategy del tuo team al fine di mantenersi competitivi nel proprio mercato di riferimento.

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Verso una comunicazione inclusiva e accessibile Un contributo di Triplesense Reply

I temi dell’inclusività e dell’accessibilità sono oggi centrali nella comunicazione: non solo come aspetti etici, ma anche come leve strategiche per le organizzazioni e per chi opera nel campo del design, dei contenuti, della progettazione. La comunicazione ha il potere di influenzare profondamente percezioni, modelli di riferimento e accesso alle informazioni, pertanto chi lavora nel settore ha la responsabilità di dar vita a nuove narrazioni, abbattendo stereotipi e ampliando l’immaginario comune.
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Creativita del mese

The best of della creativita’ dell’ 11 marzo 2024

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The best of della creativita' dell' 11 marzo 2024

La campagna adv che ci ha colpito di più

Heinz | MyBenefits

Kraft Heinz MEA sta per lanciare MyBenefits, la prima polizza assicurativa al mondo che copre 57 diversi tipi di richieste di risarcimento per chi si fa prendere la mano con il ketchup, macchiando abiti, scarpe e tutto intorno.
I clienti che la sottoscriveranno avranno la possibilità di riscattare il risarcimento attraverso una serie di premi, dai servizi di pulizia in casa all’assistenza in lavanderia fino ai trattamenti termali. L’agenzia è FP7McCann
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TUTTI GLI THE BEST OF DELLA CREATIVITA' DEL MESE

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The best of della creativita’ del 26 luglio 2024

Emirates Nature-WWF | Your reactions won’t save the planet, your actions will!
La campagna lanciata da Emirates Nature-WWF utilizza un approccio innovativo e impattante, sfruttando i “meme” con tono sarcastico per sensibilizzare il pubblico sulla crisi ambientale. Questi meme fungono da promemoria del potere collettivo della società e delle scelte consapevoli che possiamo fare per influenzare il nostro ambiente. Ogni immagine della campagna riflette in modo critico e provocatorio la situazione attuale dell’ambiente, sottolineando le conseguenze delle azioni umane e incoraggiando un cambiamento verso pratiche più sostenibili.

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The best of della creativita’ del 19 luglio 2024

SIVOLA feat. Roberto Da Crema
La nostalgia degli anni ‘80 e ‘90 ha ispirato a SiVola l’ultima campagna social con protagonista Roberto “Il Baffo” Da Crema, che, nel suo inconfondibile stile, conduce una televendita per promuovere i viaggi della travel tech company italiana attiva nel mercato dei viaggi di gruppo.
La campagna è stata realizzata interamente dal team creativo interno di SiVola.

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The best of della creativita’ del 12 luglio 2024

ETSY | Keep Commerce Human
La piattaforma di prodotti artigianali Etsy vuole riaffermare l’originalità dei prodotti in vendita creati da persone reali e non frutto di intelligenze non umane. Lo ha fatto modificando e aggiornando politiche di vendita, shopping experience e la sua proposizione di marca, veicolate anche attraverso una campagna realizzata internamente. Pianificata in Uk e Usa, la campagna vuole sottolineare la posizione a parte di Etsy nel panorama dell’ecommerce comunicando più chiaramente come e perché gli articoli in vendita siano originali, in tutti i sens

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Editoriali

Editoriale del 11 marzo 2024

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Editoriale dell'15 marzo 2024

La nostra rubrica settimanale con le ultime curiosità dal mondo del marketing e della comunicazione.

ADSPENDS - TREND 2024

“Parte in positivo il 2024 ed è il quindicesimo mese consecutivo di crescita. Certo, il mese di gennaio è storicamente poco significativo per una previsione del trend di mercato. Bisognerà quindi attendere almeno la chiusura del primo trimestre per cercare di consolidare le nostre previsioni.”

Questo il commento di Luca Bordin, Country leader Italia di Nielsen, nel commentare il trend positivo degli investimenti pubblicitari in Italia: +2,3% a gennaio 2024, un dato che conferma  il trend del 2023.

Se si considerano i singoli mezzi: la TV ha registrato una crescita significativa del 3,8%.
Al contrario, i quotidiani e i periodici hanno risentito di una flessione, calando rispettivamente del 14,3% e dell’11,6%. In decisa crescita, invece, la radio con un incremento  del 21,7%.

Per quanto riguarda il web advertising, la raccolta complessiva ha evidenziato una leggera crescita dell’1,6% nel gennaio 2024, sebbene, restringendo il campo al solo perimetro Fcp AssoInternet, si registri un calo del 2,7%.

Ulteriori segnali positivi emergono dal settore dell’Out of Home, comprendente Transit e Outdoor, che ha visto un aumento del 4%. In controtendenza, la Go TV ha subito una contrazione del 21,2%. Invece, il direct mail e il cinema hanno mostrato segnali di crescita, con incrementi rispettivamente dell’1,2% e del 5%.”

Scopri i dettagli nell’articolo di Engage

 
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Editoriale del 19 luglio 2024

Il report “2024 IAB Digital Video Ad Spend & Strategy”, condotto da IAB USA, mette in luce una trasformazione significativa nei KPI prioritari per le campagne video: vendite, visite in negozio/sito web e lead hanno ora assunto un ruolo centrale, surclassando portata e frequenza come metriche di successo.

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Editoriale del 12 luglio 2024

“L’interesse che abbiamo concentrato sulla fashion industry è sicuramente motivato dal suo ruolo primario per il nostro Paese in assoluto e per l’espressione della sua equity sui mercati globali, ma anche perché è un settore per cui pensiamo di avere grandi potenzialità di consulenza. L’equilibrio e la crescita del business si gioca sulla perfetta calibrazione fra costruzione di marca, la brand Fame, e guida dei brand per le consumatrici attraverso la categoria, il Flow. Per questo pensiamo che il consolidamento delle dinamiche phygital, insieme alla necessità dei brand di esprimere al meglio il concetto di inclusività per le differenti generazioni e per ciascun individuo, sia una sfida da cogliere con una nuova modalità di leggere il marketing, quale è il nostro approccio Fame & Flow”.

Queste le parole di Enrico Girotti, Managing Partner, Strategy e Growth di Initiative Italia a commento del report “State of Fashion2” condotto dall’azienda.

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Editoriale del 5 luglio 2024

Per nove edizioni consecutive, il Salesforce State of Marketing ha analizzato l’impatto delle tecnologie emergenti sui professionisti del marketing, raccogliendo dati da 4.800 esperti in 29 paesi, inclusi 250 in Italia.

L’ultima indagine evidenzia come l’IA generativa rappresenti, contemporaneamente, priorità e sfida per i marketer italiani: se da un lato, infatti, è in grado di offrire enormi opportunità per migliorare la connessione con i clienti, dall’altro richiede però una gestione ottimale dei dati per sfruttarne appieno il potenziale. Solo attraverso questa gestione sarà possibile creare percorsi personalizzati che incrementano la fedeltà dei clienti e le vendite.

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