Dude London x Shelter
Best of ADV | 5 settembre 2025
Quando il contenuto si fa posizionamento
Si può vivere sotto un tetto senza sentirsi davvero a casa?
Lo racconta “Our house is not a home”, la nuova campagna firmata DUDE London per Shelter, che affronta l’emergenza abitativa riscrivendo l’immaginario legato al concetto di casa e mettendo a fuoco l’invisibilità delle situazioni precarie, che spesso sfuggono al racconto mainstream.
Un esempio di semantic disruption applicata al linguaggio pubblicitario per generare impatto culturale:
✔️ Frattura semantica come architettura narrativa
La strategia parte da una scelta precisa: la contrapposizione concettuale tra house e home. Una casa non è tale se manca ciò che la rende vivibile: sicurezza, autonomia, rispetto. Il risultato? Una riscrittura del linguaggio valoriale, che ribalta la narrazione tradizionale dell’abitare.
✔️ Una call to perception, non una call to action
La campagna non invita all’azione immediata, ma a un cambio di sguardo. Il vero obiettivo è riscrivere le coordinate percettive attorno a cosa significhi “vivere” in un’abitazione. Un approccio strategico che punta sul riposizionamento culturale più che sull’attivazione comportamentale.
✔️ Il messaggio come media
La campagna rinuncia a codici visivi e narrativi tradizionali per mettere al centro il contenuto, non il brand. Nessun logo, nessuna call promozionale: solo un messaggio forte, che diventa veicolo di posizionamento. È un esempio di come il brand positioning possa essere costruito anche nel no-branding, quando il messaggio è così forte da essere media di per sé.
Perché ci è piaciuta?
Perché è una case rilevante: dimostra che anche al di fuori delle logiche di prodotto, il contenuto può essere uno strumento di ingaggio culturale. E che oggi, più che mai, il contenuto è il primo touchpoint di branding: non supporta la marca, la posiziona.